Venerdi 29 Maggio 2009, supportati da una splendida giornata di sole ci accingiamo all'ennesima battaglia nell'arena di Selvino.
Di seguito l'articolo ufficiale emesso dal giornalista-cineoperatore intervenuto in quell'occasione: Fausto Baldis.
Guidava la moto nr. 1 Lauro Nembrini (LO ZIO), foto sopra.
NEMBRO – E’ un sole tardoprimaverile quello che attende il gruppo ai piedi del colle orobico, un sole che farà luce sulla strada che si inerpica verso la località collinare bergamasca, e soprattutto farà chiarezza sulle reali potenzialità degli atleti, impegnati in una sfida da “tutto-in –un-colpo” che si è giocata nei giorni precedenti alla sfida anche a livello psicologico. Meta di numerosissimi appassionati delle due ruote, che ogni anno si misurano sulle sue rampe, il Selvino è impietoso giudice per testare la propria condizione fisica, e splendido luogo per appagare gli occhi e la mente con il sudore, la fatica e le emozioni che solo uno sport come il ciclismo sa dare.
Ma oggi, tra i contendenti, sarà battaglia –e battaglia vera- lungo i tornanti, e non ci sarà più spazio per sfide a distanza e i proclami dei giorni precedenti alla sfida: conteranno solo fiato e gambe.
L’uomo da battere è Algeri, che può contare su una condizione fisica di spessore e su un colpo di pedale che fa la differenza: stretto nella morsa dei cugini Nembrini, il portacolori della Saunier-Duval deve anche guardarsi dagli altri sfidanti –Manicardi, Breviario e Iotti- che non concederanno vita facile al favorito.
La sfida prende il via poco dopo le 18.
La prima fase dell’ascesa vede i sei sfidanti molto coperti, si studiano, testano la condizione dei compagni di pedale e non mostrano le proprie carte. Il ritmo non è forsennato, ma deciso, e la frequenza al pedale (seppur non al massimo dell’intensità) è comunque di buon livello.
Il drappello rimane compatto nel primo tratto, e dalla “cava” fino falsopiano misto nessuno mette il proprio mozzo fuori dal gruppetto ma, come previsto, al bivio per Lonno l’andatura si alza.
Ai tornanti iniziali, Breviario in difficoltà: perde qualche metro dai compagni e, rimasto all’aria, fatica a rientrare, mentre i cinque davanti guadagnano spazio. Trova quindi il suo ritmo e prosegue in solitudine.
All’altezza di SanVito, falsopiano storicamente insidioso per il vento laterale, le maglie del gruppo in parte si allentano, e i contendenti lavorano sul cambio per rifiatare. Il drappello rilancia l’andatura alla prima panoramica dopo la frazione nembrese, ed è qui che Iotti ha un
momento di difficoltà, perdendo a sua volta contatto, senza riuscire a mantenere l’andatura dei primi. Davanti a tutti, Algeri e Nembrini M. capiscono che è un momento buono per dare una scrollata, e tengono alto il regime al pedale per assottigliare la pattuglia.
Dal canto loro, Manicardi e Nembrini O. non perdono colpi e restano sul pezzo, anche se la pedalata di Manicardi appare poco “rotonda”, mentre quella di Nembrini O. sembra più fluida.
Il tratto centrale dell’ascesa stabilizza il ritmo su andature di buon livello, dove alla testa il favorito Algeri si alterna (poco) in testa al treno con Nembrini M., mentre Nembrini O. e lo stoico Manicardi restano agganciati al cerchio dei due battistrada. Ma, come ci si aspettava, è alla panoramica superiore che la corsa entra nel vivo: all’altezza del “tornante degli innamorati” il cambio di passo è notevole e diventa insostenibile sia per Nembrini O. che per Manicardi. Il primo si sgancia dal drappello all’ingresso della panoramica, si alza sui pedali nel tentativo di rilanciare l’azione, ma il distacco inizia a diventare pesante e, per evitare crolli verticali, si risiede e opta per un’andatura più regolare. Manicardi, invece, resiste ancora, ma poco oltre: rimane con il duo di testa sin dopo aver doppiato il tornante, ma non riesce a proseguire ulteriormente ai loro ritmi. Si riassesta a sua volta in sella e decide di limitare i danni.
In testa, il ritmo è ormai di spessore: Nembrini M. è perennemente in piedi a cercare l’allungo spingendo duro sui quadricipiti, ma Algeri è lì e non perde certo metri, resistendo al ritmo imposto dal compagno di fuga: troppo alta la posta in palio.
Siamo ormai alle battute finali, e all’altezza del “curvone della discarica” (nome poco elegante, ma già giudice di mille sfide) si decide la corsa: Algeri si alza sui pedali e lancia il suo attacco cercando l’allungo. Nembrini M. risponde, agganciandosi all’avversario ricercando benzina nei propri muscoli, ma quando il ricongiungimento sembra avvenuto Algeri assesta il colpo decisivo –pugno di ferro in guanto di velluto- e se ne va col piglio del cowboy. Nembrimi M. è sui pedali, si abbandona sulla sella in segno di resa e capisce che la misura è ormai colma mentre Algeri, all’altezza della Madonnina, capisce di avere la corsa in tasca.
All’arrivo è il favorito Algeri a tagliare per primo il traguardo, mentre al mai domo Nembrini M. spetta la piazza d’onore. Al terzo posto è Manicardi, che resiste al rientro di Nembrini O., quarto piazzato. Chiudono le fila Iotti e Breviario, ormai paghi ma comunque autori di un tempo dignitoso.
L’epilogo, tra il rifornimento finale e il riposo dopo la fatica, è tutto per i commenti del dopocorsa. Algeri si gode i meritati complimenti, e gli occhi cadono sui tempi e sui ritmi tenuti lungo l’ascesa.
Ma attenzione: il ciclismo regala sempre una seconda chance agli sconfitti. La concorrenza è spietata e il vincitore avvisato. F.to Fausto Baldis
I TEMPI :
1° in 33' 32" ALGERI MARCO
2° a 13" NEMBRINI MASSIMO
3° a 1' 12" MANICARDI BRUNO
4° a 1' 47" NEMBRINI OMAR
5° a 3' 37" IOTTI MICHELE
6° a 7' 35" BREVIARIO FABIO